L’INGREDIENTE SEGRETO

Il Blog di Alberto Piacentini

 

Il “guardiano buono” in cucina!

Ciao!

Tutti vogliono portarvi dentro la loro cucina, io oggi farò di più: vi porterò dentro la padella con cui cucino! Vi va? Sarete con me tra quelle piccole bollicine che si vedono quando l’olio inizia a soffriggere. Un momento di fronte al quale ci troviamo tutti quando ci mettiamo ai fornelli, il momento della nascita del piatto. Perché che tu sia il più stellato degli chef o la massaia che governa la casa o il ragazzino che cucina con gli amici la pasta aglio olio e peperoncino a mezzanotte, o ancora la mamma in carriera che, tornata a casa, deve trovare il tempo di cucinare per i figli, sempre dovrai cimentarti con un soffritto.

Un bel po’ di anni fa, in una notte di splendida luna piena, viaggiando in autostrada destinazione Sicilia, all’altezza di Firenze ho avuto la fortuna di incontrare Filippo La Mantia. In realtà l’ho incontrato per radio, da sempre fedele compagna nei miei frequenti viaggi solitari di “ritorno” come li chiamo io, al Sud. Ma quello che ho imparato in quelle ore è stato così importante che davvero è come se ci fossimo parlati di persona. Per radio passano  la sua storia. Siciliano di Palermo, la sua vita cambia a seguito di un evento traumatico: fotoreporter in prima linea di cronaca nera (e a Palermo purtroppo il lavoro non manca) viene accusato di essere complice dell’assassinio del commissario di polizia Ninni Cassarà perché gli spari partirono da un appartamento nel quale aveva vissuto ma che aveva lasciato da tempo.

L’accusa è grave, in carcere ci resta per 8 mesi, ma trova la forza di aggrapparsi alla sua passione per la cucina che lo aiuta in questo drammatico momento. E tra un piatto e l’altro nelle cucine dell’Ucciardone, ritrova non solo la voglia di ripartire ma anche la vera missione della sua vita. Il fatto che le indagini vengano prese in mano da un giovane bravo magistrato che si rende conto della sua totale estraneità ai fatti, fa il resto. Per la cronaca questo magistrato si chiama Giovanni Falcone. Uomo davanti a cui tutti dovremmo inchinarci e dire grazie! Da quel momento la sua carriera non si ferma più come testimonia l’apertura e il successo dei suoi ristoranti prima a Roma in via Veneto e poi a Milano.

Filippo La Mantia non ama definirsi chef, ma oste e cuoco. Rifiuta gli stereotipi tipici della cucina a varie stelle al punto da rivedere anche alcune “pietre miliari del gusto” cercando senza la ridondanza di luci e tv la via per nuovi sapori con semplicità.

Lo fa negando la più ovvia delle soluzioni, quella che tutti adottiamo e che senza accorgerci ci ha tolto la fantasia e il desiderio di ricercare. Toglie aglio e cipolla dai suoi menù e scopre così un universo nuovo di gusto e sapori.

Ed è per questo che vi ho raccontato di lui e del mio incontro virtuale. Ed è per questo che adesso posso farvi tuffare dentro la mia padella!

Le riflessioni che sono nate, le relative sperimentazioni, i risultati ottenuti, mi hanno fatto parecchio divertire e probabilmente sono stati il la definitivo alla nascita della mia persona come cuoco. Ma perché dovevo portare avanti una teoria “rompi regole”? Dove potevo applicarla con successo? Diciamo che dalla seconda domanda, sapete che io lavoro esclusivamente per i miei banchetti di nozze in Villa, ho trovato risposta anche alla prima. Dare sapore al matrimonio è la mia missione.

Nel mondo dei catering, cucina di plastica con menù “copia e incolla“, proposte standard, risotti morti annegati nel burro, soluzioni “facili” per palati distratti, una potente iniezione di sapore e fantasia ci vuole proprio, mi distingue, in una parola… mi differenzia.

Chi assaggia i miei piatti resta sempre colpito dalla stessa cosa: il buon sapore. Sia una insalatina di gallinella padovana, un piatto di bigoli al ragù d’anatra, un maialino al cartoccio, il sapore è sempre il protagonista.

E mi vien da ridere pensando che sono arrivato a ciò stimolato dalla rinuncia al più grande degli insaporitori, l’aglio. Quello che io chiamo il “guardiano buono della cucina“, sempre lì nel cestino affianco ai fornelli con quell’aria emaciata e palliduccia che sembra dirti “Alberto attento! dove vai? stai con me che io ti proteggo, ti risolvo tutti i problemi, ti voglio bene”!

Ora come promesso, siamo davanti a quella pentola con l’olio che inizia a scaldarsi per realizzare un semplice ragù. Ho cambiato idea però, la padella non è più la mia ma la tua!  E ti chiedo di rinunciare al primo gesto che tutti fanno, schiacciare uno spicchio d’aglio e buttarlo dentro. Che fai? Se sei bravo fai quello che ho fatto io. Spegni tutto e inizi a pensare! Prima di tutto alla tua Mission: obiettivo sapore! Allora pensi ad esempio che il ragù si può fare anche con più tipi di carne magari presa dal fornitore di fiducia e non al supermercato, e poi pensi che l’equilibrio delle tre verdure classiche cioè carote, cipolle e sedano è importante, che le puoi tagliare super sminuzzate oppure lasciarle grossolane e poi magari prendi l’olio già caldino e lo butti giù dal lavandino perché ti rendi conto che ne puoi usare di migliore. E poi… e poi… in poche parole ti resetti e riparti da zero! Ma veniamo “all’ansia” da insaporitore che di sicuro ti coglie. Premesso che come tutte le ansie ne puoi fare tranquillamente a meno e che il più grande insaporitore in natura ce l’hai a portata di mano, il sale (mi addentrerò prossimamente sull’importanza e le varietà esistenti di questo prezioso elemento), in base alla materia prima che stai trattando, nel nostro caso carne macinata, pensa quale erba o spezia di solito viene accostata e magari prova a unirla da subito all’olio che nel frattempo sarai andato a comprare e avrai iniziato a scaldare. Un rametto di rosmarino, o di timo, o di salvia?… hai paura che si bruci? Quello si e l’aglio no? Allora annaffia con una bella spruzzata di vino e abbassa la fiamma! Ma ce ne vuole troppo perché vuoi tenere la prima cottura un po’ più a lungo? Usa l’ingrediente più importante in cucina di cui siamo fatti tutti… l’acqua!!

Ecco! Adesso si che sei dentro alla cottura del tuo intingolo! E vedrai che benefici. Gli stessi che ritrovano i miei ospiti durante il banchetto di nozze, di fronte a qualcosa di buono nato semplicemente dalla rivisitazione critica di quanto esiste già. Nato dal mio ingrediente segreto che sempre rivedo specchiato nella padella che soffrigge mentre creo un mio piatto; insieme a quella grandissima luna bianca e splendente che mi indicava la via del ritorno a casa, guidando in una notte d’estate, accompagnato dalle parole di un fotografo siciliano che dentro di se sognava di diventare un bravo cuoco.

Vuoi saperne di più? Torna a trovarmi qui nel mio blog!

Ti sposi o stai iniziando a pensarci? Sono a disposizione per una consulenza sui benefici che puoi avere dalla giusta cucina per il tuo matrimonio e su come sceglierla.

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Alla prossima!

Alberto